Di Washoe
Quando Elia Kazan, uno grandi registi dell’età dell’oro di Hollywood, decise di mettere in scena l’ultima parte del romanzo La valle dell’Eden di John Steinbeck, sapeva perfettamente che la scelta dell’attore che avrebbe interpretato Cal Trask, il protagonista, sarebbe stata cruciale. Il personaggio era infatti complicato da mettere in scena, per via la complessità della sua caratterizzazione; per questo quando incontrò James Dean, fino ad allora uno sconosciuto che aveva recitato a teatro e poco altro, fece i salti di gioia. Dean era un ragazzo introverso, ribelle, che pativa l’assenza di una figura paterna nella sua vita: era l’esatta incarnazione del personaggio. Preso dall’entusiasmo, Kazan chiamò Steinbeck e gli disse: «Ho trovato un ragazzo che forse non è un grande attore, ma è lui!» Quando lo scrittore lo conobbe, non poté che trovarsi d’accordo: «Non mi piace il ragazzo, ma è lui, è quello giusto.»
La trama
La pellicola racconta infatti la storia di Cal, un ragazzo solitario ed ingovernabile che ne combina una dopo l’altra; è l’esatto opposto di suo fratello gemello Aron (Richard Davalos), gentile e solare, che per questo è il preferito del padre Adam, uomo che segue pedantemente i dettami della Bibbia. Cal patisce l’evidente favoritismo e la mancanza d’affetto, e i principi impostigli dal padre lo inducono a credere di essere per natura una persona malvagia. Interrogandosi sulle origini della sua tendenza al male, stabilisce che si tratti di un carattere ereditato dalla madre; tuttavia, la presunta morte della donna al momento del parto gli impedisce di averne la certezza. Per questo, quando uno sconosciuto gli rivela che sua mamma è in realtà ancora viva fa di tutto per incontrarla, e quando ci riesce si sente sollevato: si trova a fare i conti con una donna dura (interpretata da una meravigliosa Jo Van Fleet, che per il ruolo vinse l’Oscar alla miglior attrice non protagonista), che non ama i sentimentalismi e che come lui disprezza la rettitudine eccessiva di suo padre. Nel frattempo, Adam perde tutto quello che ha in un affare relativo al commercio di lattuga, che fallisce a causa di un incidente sfortunato; Cal vede allora l’opportunità di guadagnarsi il suo affetto, e decide di restituirgli tutto il denaro perso.
James Dean in una delle scene iniziali Elia Kazan dirige sul set James Dean (all’estrema destra) e Raymond Massey (in piedi accanto al giovane collega)
Le riprese e l’improvvisazione di James Dean
Le riprese cominciarono, e le riserve di Kazan riguardo al talento del giovane esordiente si sciolsero in fretta: aveva trovato l’astro nascente del cinema americano. Dean non si limitò a recitare, ma riuscì ad impersonare Cal sotto tutti gli aspetti, anche lontano dalle telecamere. La sua idea era semplice, in linea con gli insegnamenti ricevuti frequentando l’Actors Studio di New York: cercava di avere con gli altri attori un rapporto il più possibile aderente a quello che i rispettivi personaggi avrebbero avuto nel film. Il piano gli riuscì, specialmente nei confronti di Raymond Massey: l’affermato attore di Hollywood interpretava il padre, e il rapporto tra i due attori fu tanto tormentato quanto quello dei personaggi in scena. L’approccio non convenzionale di Dean, che tra le altre cose si rifiutò di imparare il copione a memoria, irritò a tal punto Massey che questi chiese a Kazan di intervenire per dare una regolata a quel giovane scavezzacollo. Il regista lo rassicurò, ma una volta preso da parte il ragazzo lo invitò a proseguire secondo i suoi piani: la situazione non faceva altro che giovare alle riprese. Il culmine della tensione si ebbe in una delle scene clou del film, nella quale Dean avrebbe dovuto semplicemente prendere la porta e uscire ma, improvvisando e senza avvertire nessuno, decise di gettarsi in lacrime al collo di Massey. La reazione dell’anziano attore, che si irrigidì e si appiattì contro alla parete, fu di una sorpresa tanto sincera che Kazan inserì quelle riprese nella versione definitiva del film. Il contributo creativo di Dean poi non si fermò qui: anche la scena in cui si accartoccia in una posizione fetale in cima ad un treno e quella del ballo nel campo di fagioli sono frutto della sua fantasia.
Cal e Aron, Caino e Abele
Tuttavia, il film non si concentra solo sul tema del rapporto padre-figlio, ma racconta e sviluppa il dualismo tra i due gemelli, Cal e Aron; ed è questo infatti a dare il titolo alla pellicola: la dicitura East of Eden è tratta dalla versione inglese della storia biblica di Caino e Abele: “Dunque Caino si allontanò dalla presenza del Signore e si stabilì nella terra di Nod, ad Est dell’Eden” (Genesi 4,16). In effetti, il parallelismo tra la coppia Cal-Aron e quella Caino-Abele, sottile nell’analogia tra le iniziali dei nomi, diventa chiaro quando si scopre dell’invidia che Cal, al pari dell’omologo biblico, nutre nei confronti del fratello, ma anche quando si pensa al nome del loro padre, Adam, anglicizzazione di Adamo. E l’accostamento si fa ancora più esplicito in una scena chiave, che per comprendere però dobbiamo fare un passo indietro.
Non leggere oltre se vuoi evitare gli spoiler. Per proseguire è consigliabile (ma non necessaria) la visione del film.
Il ruolo di Abra
Tra i due fratelli, infatti, si inserisce una quarta figura, Abra (Julie Harris), la fidanzata di Aron. La giovane coppia appare molto affiatata, ma raccontandosi a Cal sul seggiolino di una ruota panoramica la ragazza dimostra di non essere per nulla sicura dei propri sentimenti e di quelli del fidanzato. Crede infatti che il sentimento di Aron non sia sincero, ma che proietti su di lei la sua morale e l’idea che ha di sua madre, e che per questo non la ami per quello che è realmente. È un tratto che l’accomuna a Cal, perché è precisamente quello che questi sente nei confronti del padre. I due ragazzi si avvicinano quindi sempre più: è la prima volta che il giovane sente di aver incontrato qualcuno che lo comprenda davvero. Irrimediabilmente i due finiscono per innamorarsi, nonostante tutte le remore di lei.
Lo scoppio della Grande Guerra e il dono rifiutato
All’improvviso scoppia però la Prima Guerra Mondiale, e la discesa in campo degli Stati Uniti influisce fortemente sulle sorti della famiglia. Il padre, essendo rimasto a corto di denaro, è costretto infatti a lavorare presso l’Ufficio di Leva, e l’impiego lo pone in situazioni difficili con i suoi concittadini; il turbamento di Aron per quella carneficina lontana, invece, porta il giovane a far cadere la sua maschera di ipocrisia. L’unico che sembra trarre vantaggio dalla situazione è Cal, che si lancia in una speculazione sul prezzo dei fagioli: ne acquista alcuni quintali prima ancora che siano prodotti, prevedendo l’aumento vertiginoso del loro prezzo per via della guerra, e riesce così a riguadagnare esattamente la somma persa dal padre nel commercio di lattuga. Felice per il proprio successo, con il quale pensa di comprarsi l’amore paterno, corre in piena notte a raccontare tutto ad Abra, arrampicandosi alla sua finestra. La ragazza accetta di aiutarlo ad organizzare una festa a sorpresa per il compleanno del signor Trask, durante la quale Cal gli avrebbe donato la somma guadagnata.
Quando arriva il momento il ragazzo non sta più nella pelle, ma una rivelazione di Abra, secondo cui anche Aron avrebbe in serbo una sorpresa (pur non sapendo di cosa si tratti), comincia a far vacillare le sue certezze. Il timore è che ancora una volta il fratello voglia rubargli la scena, ed in effetti la paura si rivela fondata: anticipandolo, con un ghigno malizioso stampato in volto, Aron annuncia il suo prossimo matrimonio con Abra, che era stata lasciata totalmente all’oscuro della decisione. Adam ne è felicissimo e quando la ragazza, preoccupata per l’altro fratello, gli ricorda che deve ancora aprire il secondo regalo, dimostra d’essere prevenuto e sentenzia: «Non posso immaginare di avere qualcosa di meglio di questo.» Quando poi Cal, con un nervosismo che già stenta a reprimere, gli rivela la provenienza del denaro, Adam lo rifiuta, evidenziando come si tratti di denaro sporco di sangue e frutto di un raggiro. E come se non fosse sufficiente aggiunge: «Figlio, sarei felice se tu mi potessi dare qualcosa come quello che mi ha dato tuo fratello. Qualcosa di onesto e umano e buono.»
Il tragico tracollo della famiglia Trask
L’ennesimo paragone è un colpo mortale: Cal spinge Adam contro la parete e lo abbraccia, come a volersi prendere con la forza un amore che sente che non potrà mai avere; poi, dopo un urlo straziante, esce sul retro. Quando Abra si precipita a consolarlo Aron le ordina di allontanarsi e le vieta di parlargli ancora; nel suo atteggiamento imperioso Cal riconosce l’immagine di suo padre come la madre glielo aveva descritto. Accecato dall’ira, in una scena in cui la tensione si può veramente toccare con un dito, rivela al suo gemello di come la madre non sia morta e soprattutto non sia l’angelo buono che si era sempre immaginato, e lo porta ad incontrarla. La scena colpisce per la sua espressività: Cal rimane un passo indietro al fratello e sembra un’inquietante figura demoniaca pronta a spingerlo verso il baratro. Ed in effetti è quello che succede, perché con uno spintone lancia Aron tra le braccia della donna e se ne va, lasciandolo solo a fare i conti con quella scioccante scoperta e condannandolo alla follia. Ed è qui che si palesa il paragone definitivo con la storia biblica (di cui parlavamo qualche riga sopra), perché quando torna a casa e Adam gli chiede del suo gemello, Cal pronuncia le stesse parole dette da Caino di fronte a Dio: «Non sono il guardiano di mio fratello.» Il padre si precipita da Aron, e vedendolo completamente uscito di senno viene colpito da un ictus, che lo lascia paralizzato; lo sceriffo della città, vecchio amico di Adam, cita allora proprio il passo della Genesi che dà il titolo al film, consigliando a Cal di partire e andarsene lontano.
Il finale, un barlume di speranza
Il finale lascia però in bocca un sapore dolceamaro: parlando ad Adam bloccato nel letto, Abra, rimasta vicino a Cal in quel momento difficile, lo implora di regalare un perdono sincero al figlio. Finalmente uno dei personaggi dimostra di aver compreso il ribelle protagonista, che non è mai stato veramente malvagio ma ha semplicemente patito la mancanza di amore nella propria vita. Ciò di cui aveva bisogno in quel momento era non solo sapere di essere amato, ma trovare finalmente un padre che dimostrasse di volere il suo affetto, e che quindi gli chiedesse di fare qualcosa per lui. Con uno sforzo immane, allora, Adam chiama a sé il figlio, e lo implora di disfarsi della terribile infermiera che gli è stata assegnata e di non scegliere per sé nessun’altra donna all’infuori di Abra. È il primo ed ultimo suo atto d’amore per Cal, dopo averlo disprezzato per tutta una vita a causa della somiglianza con la madre; e lo sguardo del figlio, finalmente illuminato da una gioia sincera, lascia sperare in una sua redenzione, grazie all’amore del padre ritrovato e al sostegno e alla comprensione della sua innamorata.
Per concludere, vi lasciamo le parole che Abra rivolge al Signor Trask, e che rappresentano la chiave di lettura per tutto il film.
«Signor Trask, perdonatemi per osare parlarvi in questo modo, ma è terribile non essere amati, è la cosa peggiore del mondo. Non chiedetemi come lo so; lo so e basta. Ti rende cattivo e violento e crudele, e questo è come Cal si è sentito per tutta la vita. So che non è quello che voi volevate ma è vero. Non gli avete mai dato il vostro amore e non gli avete mai chiesto il suo. Non gli avete mai chiesto una sola cosa. Cal sta per andare via Signor Trask, ma prima che se ne vada… ha fatto una cosa veramente brutta, e non vi sto chiedendo che lo perdoniate; ma dovete dargli un qualche segno del fatto che lo amate, altrimenti non sarà mai un uomo. Continuerà semplicemente a sentirsi colpevole e solo, a meno che non lo liberiate. Per favore, aiutatelo. Io amo Cal, Signor Trask, e voglio che sia integro e forte e voi siete l’unico che può fare in modo che sia così. Quindi provate, per favore provate! Se solo poteste chiedergli qualcosa, permettergli di aiutarvi cosicché sappia che lo amate. Fategli fare qualcosa per voi. Mi perdoni Signor Trask per avervi parlato in questo modo, ma dovevo farlo.»
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