Paesi tuoi – Cesare Pavese

Paesi tuoi

Di Washoe

Prima opera in prosa di Cesare Pavese, Paesi tuoi (1941) è un affresco sincero e brutale della realtà contadina della Langa degli Anni Trenta, dipinta attraverso un contrasto evidente con il mondo cittadino torinese da cui proviene il protagonista del libro. Come accade in molte delle sue opere, in questo breve romanzo Pavese dimostra una straordinaria capacità di avvicinare a dismisura il flusso narrativo con il flusso stesso della vita, fin quasi a renderli una cosa sola, in un susseguirsi di azioni quotidiane (e non) che grazie alla sua destrezza espressiva si caricano di un forte significato simbolico.

La trama di Paesi tuoi: l’uscita dalla prigione

Berto, protagonista e voce narrante, è appena uscito dal carcere di Torino, dov’era stato rinchiuso per aver investito un uomo; assieme a lui ritrova la libertà anche Talino, suo compagno di cella, incarcerato per aver incendiato una cascina nel suo paese di Monticello d’Alba, nelle Langhe (o, per essere più precisi, nella zona del Roero). Berto è nato e cresciuto in città ed ha forti pregiudizi riguardo all’ingenuità e alla rozzezza della gente di campagna; tuttavia, preso da un forte senso di incertezza e solitudine, si lascia convincere da Talino ad accompagnarlo al suo paese, dove questi gli offre il lavoro di macchinista e responsabile della trebbiatrice nel periodo della mietitura del grano.

Monticello d'Alba
Monticello d’Alba (fonte: consorziodelroero)

La famiglia di Talino, Gisella e il tremendo finale

Una volta raggiunto Monticello, Berto si deve scontrare con la cruda realtà della campagna del Piemonte meridionale, abitata da gente indurita dalla fatica, tra colline ed anfratti che sembrano nascondere oscuri segreti. Dopo essere stato accolto nella cascina di Talino dal padre Vinverra e dall’intera famiglia, il protagonista comincia lentamente a calarsi in quella realtà nuova e sorprendentemente ostica, scoprendosi incapace di comprenderla fino in fondo. Tra le sorelle di Talino, una in particolare attira la sua attenzione: si tratta di Gisella, la più giovane, l’unica che sembra assomigliare per bellezza e grazia alle donne che avrebbe frequentato in città. Gisella ricambia l’interesse e i due intrecciano un rapporto amoroso, ma un antefatto raccapricciante resta sullo sfondo e diventa la causa scatenante del tremendo finale: accorgendosi dell’interesse, accecato dalla gelosia, Talino uccide la sorella conficcandole in gola i rebbi di un forcone, e Berto, inorridito, decide di abbandonare quel mondo che per lui resterà sempre estraneo e incomprensibile.

Lo stupro

L’antefatto raccapricciante, che destò grande scandalo al tempo dell’uscita dell’opera, è la violenza sessuale di cui si macchia Talino nei confronti della sorella Gisella: un crimine tremendo ed incestuoso derivato da un’incapacità animalesca di gestire i propri impulsi e, quel che è peggio, coperto da un colpevole clima di omertà che aleggia sulla famiglia, al corrente dell’orrore ma testardamente impegnata ad insabbiarlo. E proprio il silenzio è ciò che rende ancora più terribile la vicenda agli occhi di Berto, che vede una fanciulla incolpevole costretta a subire l’oppressione del fratello senza che a nessuno sembri importare. La verità dello stupro non viene mai raccontata apertamente da uno dei familiari, e il fatto che il narratore sia un personaggio interno alla vicenda fa in modo che il lettore, come Berto, possa solo intuire (e non sapere) ciò che è accaduto tra Talino e Gisella.  Si tratta di un’insinuazione, non di una certezza (anche se di dubbi ce ne sono pochi), che avvolge la vicenda in una nebbia fittissima e paurosa: se la famiglia ha mantenuto il silenzio su questo, chissà quanti oscuri segreti si nascondono tra le ombre della cascina.

L’importanza del paesaggio

Il narratore interno non ha però soltanto questo effetto. Il fatto che a raccontare la vicenda sia un uomo di città come Berto crea un forte contrasto tra la realtà di Torino e quella della campagna, permettendo all’autore di caricare l’ambientazione di significati che vanno oltre al realismo: la Langa di Paesi tuoi viene trasformata in un grande agglomerato di simboli, e dietro alla narrazione si nascondono suggestioni interessanti che catapultano il lettore in un mondo diverso da quello che si evidenzia con una lettura letterale dell’opera. Pavese rappresenta sì il paesaggio con grande attenzione al dettaglio, descrivendo la polvere, il sole che batte sulla strada, i rumori della notte; eppure, la descrizione serve soprattutto da richiamo, con il quale l’autore piemontese riesce ad immergere la sua Monticello in un’atmosfera ancestrale, quasi mitica, per trasformare una storia particolare in una narrazione universale, che parla dell’umanità intera in ogni tempo e luogo. Il resto, in questo tentativo di invocare il passato remoto del mondo, lo fa l’estremo gesto di Talino, che con il suo fratricidio richiama un’epoca primitiva e antichissima grazie all’accostamento con la figura di Caino, anch’egli reo di essersi macchiato di sangue fraterno in una realtà rurale e scarsamente antropizzata.

colline delle Langhe
Il paesaggio delle colline delle Langhe (fonte: touringclub)

La natura in Paesi tuoi

Nel mondo di Monticello, dunque, vige la legge della natura, una legge crudele, spietata, che premia il più forte e distrugge il più debole. Ma che soprattutto ha una maniera diversa di guardare alla morte, che diventa non un evento nefasto, come viene vista nella società umana, ma piuttosto un accadimento necessario per la continuazione e il rinnovamento della vita: la preda deve morire per nutrire il cacciatore, ma il cacciatore a sua volta deve morire per nutrire il terreno su cui cresceranno quelle piante di cui, per chiudere il cerchio, si ciberà la preda futura. Berto è però distante da questa logica, lui che proviene da una realtà come quella cittadina, che finisce per allontanare l’uomo da ciò che è naturale: per questo guarda alla morte di Gisella con grande orrore, senza riuscire a comprenderla, e fugge lontano. Al contrario Vinverra, abituato a quella realtà vecchia come il mondo in cui non esiste una netta separazione tra la morte e la vita (elementi piuttosto che, come detto, si intrecciano e si nutrono l’una dell’altra), non si scompone e, immediatamente dopo il delitto, ordina di continuare a lavorare: il ciclo della natura non si interrompe certo per la morte di un singolo organismo.

La campagna come fonte di erotismo e l’esaltazione del ciclo della vita

Quella offerta da Pavese in Paesi tuoi non è dunque una prospettiva idilliaca sul mondo della campagna, che viene dipinto con un misto di paura e rispetto. Eppure, quella terra che dà sostentamento a chi la abita, quel paesaggio abbruttito dalla violenza e dalla bestialità, rappresenta per lui una fonte inesauribile di erotismo, forse per quel suo legame con la parte più animale ed antica dell’essere umano. Per accorgersi di questo potere di eccitazione degli appetiti, però, i protagonisti (e il lettore stesso) devono lasciarsi alle spalle la città e tutto ciò che essa comporta per entrare in un’altra dimensione. Ed è questo che accade a Berto e Talino, non appena scendono dal treno:

Mi guardavo bene intorno, per sapere all’occasione ritornare e saltare sul treno. Ma treno, ferrata e stazione, era tutto sparito. – Sono proprio in campagna, – mi dico, – qui più nessuno mi trova.

Il viaggio da Torino a Monticello diventa così per loro un ritorno all’antichità, alle passioni, al sangue, ai simboli primitivi, e a testimoniarlo c’è il primo elemento che si presenta di fronte a loro, appena arrivati. Si tratta di una collina a forma di mammella, con tanto di piante in cima che ne costituiscono l’immaginario capezzolo; è un’immagine che si ripete a più riprese ed è connessa a quella dell’Adele (un’altra sorella di Talino) che allatta il figlio, e a quella della Gisella morente a cui, per offrirle le ultime cure disperate, scoprono il seno. Le colline delle Langhe vengono in questo modo idealmente collegate all’organo dell’allattamento (simbolo di vita), alla pulsione erotica di Berto (a cui la vista della collina a forma di mammella fa venire la voglia di “coricare una donna in un prato”), e attraverso il seno di Gisella ferita si collegano alla morte, in un’esaltazione del ciclo della vita che è il vero cuore di Paesi tuoi.

Cesare Pavese
Cesare Pavese (fonte: lapresenzadierato)

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