Racconto di un naufrago – Gabriel García Márquez

Racconto di un naufrago

Di Washoe

La realtà che supera la fantasia. Questo forse potrebbe essere il sottotitolo del romanzo Racconto di un naufrago, caso più unico che raro nella bibliografia di Gabriel García Márquez: lui che partiva sempre da qualcosa di reale prima di trasfigurarla in una narrazione magica ed avvincente, ma che in questo caso non dovette fare altro che raccogliere la testimonianza di un militare della marina colombiana, Luis Alejandro Velasco, rimasto in mare per dieci giorni senza cibo né acqua e sopravvissuto per miracolo.

Il naufrago e El Espectador

Racconto di un naufrago, infatti, prima di essere un romanzo è stato un reportage giornalistico: fu Velasco stesso a ricostruire, assieme al giovane giornalista García Márquez, la vicenda di cui era stato protagonista, per farla pubblicare dal giornale El Espectador. Quando uscì, in realtà, la storia era già conosciuta da tutti in Colombia, perché qualcuno si era accorto fin da subito delle sue potenzialità: Velasco era stato immediatamente eretto a monumento nazionale dal governo dittatoriale di Gustavo Rojas Pinilla, che ne aveva fatto uno strumento di propaganda, e da una serie di aziende che avevano invece sfruttato la sua aura di eroe per le proprie campagne pubblicitarie. Stanco di tutto questo (e desideroso, inoltre, di guadagnare ancora un po’ di denaro dalla faccenda), il naufrago si recò presso il giornale per vendere la sua storia, aggiungendoci anche quelle parti su cui precedentemente gli era stato imposto di tacere.

La verità di Racconto di un naufrago

Per quest’ultimo dettaglio, dunque, in quei giorni e nel periodo successivo El Espectador vendette una cifra record di copie, stuzzicando la curiosità di un’opinione pubblica desiderosa di conoscere la scomoda (per il governo) verità. Quello che era stato venduto come un incidente, infatti, era in realtà avvenuto a causa di alcune irregolarità presenti sulla nave della marina, sulla quale era stato imbarcato un carico di contrabbando di lavatrici ed altri elettrodomestici che, durante una giornata di mare grosso (che non avrebbe rappresentato nessun pericolo per la nave scarica), trascinò in mare Velasco e altri sette compagni. Inutile dire che, nel giro di poco tempo, El Espectador fu fatto chiudere da Rojas Pinilla e l’ormai celebre naufrago scomparve dalla scena pubblica; ma era troppo tardi, e la vera storia di Luis Alejandro Velasco era già in mano a tutti.

[Luis Alejandro Velasco] è cresciuto di peso e di età, e si vede bene che la vita lo ha attraversato da parte a parte, ma gli ha lasciato l’aura serena dell’eroe che ebbe il coraggio di far saltare in aria la propria statua.

Gabriel García Márquez parla del naufrago nell’introduzione al romanzo, molti anni dopo le vicende raccontate nel libro
Luis Alejandro Velasco
Luis Alejandro Velasco (fonte: elperiodico)

La paternità dell’opera e la scelta sui diritti d’autore

Molti anni dopo, poi, una casa editrice chiese a García Márquez il permesso di convertire il reportage in un libro vero e proprio, e dalla pubblicazione venne fuori il romanzo Racconto di un naufrago. L’autore stesso, però, teneva a sottolineare come lui non fosse il vero padre della storia, ma quasi un semplice scribacchino: a suo dire, aveva trovato in Velasco un narratore formidabile, capace già da sé, senza l’intervento di uno scrittore esperto, di produrre una storia pronta per diventare un romanzo. E non era, quella di García Márquez, un’affermazione dettata semplicemente dalla falsa modestia, ma qualcosa in cui credeva davvero: con grande coerenza, lo scrittore colombiano volle rintracciare Velasco, diventato nel frattempo un impiegatuccio di poco conto in una impresa di autotrasporti, per donare a lui il ricavato della vendita del libro come riconoscimento per la paternità dell’opera. Non soltanto per essere stato capace di raccontarla, ma anche perché, in effetti, chi aveva sofferto in mare per dieci terribili giorni era stato proprio lui.

Per fortuna, ci sono libri che non sono di chi li scrive ma di chi li soffre, e questo è uno. I diritti d’autore, di conseguenza, andranno a chi li merita: al compatriota anonimo che dovette soffrire per dieci giorni senza né mangiare né bere in una zattera perché questo libro fosse possibile.

Gabriel García Márquez, ancora nell’introduzione al romanzo

La morte, gli squali, il mare

La storia di Racconto di un naufrago si fa divorare molto in fretta, per via di una costante sensazione di sospensione che porta a credere che stia sempre per succedere qualche cosa. In questo si vede la capacità narrativa dell’autore: anche se chi legge sa per certo che alla fine Luis Alejandro Velasco sopravvivrà, la presenza della morte è talmente ingombrante, talmente credibile che si arriva in diversi frangenti a credere che la fine del marinaio sia davvero vicina. Forse l’effetto è dovuto alla maniera in cui la morte è stata rappresentata, con grande efficacia e soprattutto con grande concretezza, in quanto fin dal principio essa assume la forma materiale di un gruppo di squali che ogni sera arriva ad infestare le acque attorno alla zattera del naufrago, nuotando in cerchio attorno ad essa come fossero un stormo di avvoltoi subacquei. Alla luce di questo, si capisce come il mare sia un elemento centrale nella narrazione (e non può essere altrimenti), in grado di creare atmosfere e suggestioni che contribuiscono a dare ulteriore colore alla vicenda. Al di là degli squali, un altro ottimo esempio della forza espressiva dell’oceano è rappresentato dalla miriade di pesci che nuota presso il fondo dell’imbarcazione di Velasco; pesci che diventano quasi una presa in giro per lui, affamato e senza nulla con cui pescare, e che, lungi dall’essere un grande spettacolo naturalistico, finiscono per generare, con il loro brulicare di vita, un contrasto molto efficace con le condizioni del naufrago morente.

Squali
Un branco di squali (fonte: centrometeo)

L’inaffidabilità del narratore di Racconto di un naufrago

Nel romanzo il narratore, in prima persona, risulta perfettamente credibile al principio del racconto, ma la cosa è destinata a cambiare presto, e viene a crearsi una situazione interessante. Con il proseguire della narrazione, infatti, la sua affidabilità subisce colpi durissimi: dopo qualche giorno passato in mare Velasco comincia ad avere numerose allucinazioni e visioni che gettano ombre sulla veridicità di ciò che racconta. La sensazione di incertezza, poi, si amplifica soprattutto quando la zattera su cui viaggia arriva in vista della terraferma: ha davvero raggiunto il continente o si tratta piuttosto di un’allucinazione? Come può il lettore, con gli scarsi strumenti a sua disposizione, capire se ciò che vede e dice il naufrago corrisponde a verità? Il racconto si muove su di una linea sottile che divide la verità dalla fantasia, tanto più incerta in quanto nemmeno Velasco potrebbe essere in grado di dirimere i dubbi: anche se avesse mentito l’avrebbe fatto in maniera del tutto involontaria, in quanto egli racconta soltanto ciò che ha visto, ciò che ha sentito, ciò che i suoi sensi (influenzati dal dolore, dalla fame, dalla sete, dalla stanchezza) gli hanno permesso di percepire. L’unica possibilità che resta al lettore è quella di credere ciecamente a ciò che Velasco racconta ed accontentarsi, in assenza della verità oggettiva, della verità soggettiva del naufrago; essendo l’unica di cui siamo a conoscenza, diventa automaticamente l’unica verità possibile.

La resurrezione di Velasco

La terraferma intravista da Velasco, tuttavia, è reale, e finalmente l’agonia di dieci giorni giunge al capolinea. Tornato sul continente, la situazione si fa per lui immediatamente surreale, in quanto si ritrova ad essere seguito da una marea crescente di persone accorse per vederlo, steso su di un letto, martoriato e devastato da un lungo supplizio, come fosse una bestia allo zoo. Reazione popolare forse comprensibile di fronte ad un fatto così straordinario, in quanto quella di Velasco è una vera e propria resurrezione: dopo quattro giorni di ricerche la marina lo aveva già dato per morto, e la medesima cosa aveva fatto la famiglia, celebrando le sue onoranze funebri. Non solo: Velasco stesso, in balia del mare da troppi giorni, era arrivato al punto di considerarsi già deceduto e addirittura di desiderare più volte la morte, sopravvivendo quasi contro la sua stessa volontà. Per questo si trova a disagio quando in Colombia lo esaltano, e non soltanto perché si sente sfruttato dalla macchina della propaganda: Velasco è convinto di non essere stato l’eroe che tutti credono, in quanto un eroe lotta per la propria sopravvivenza, senza mai neanche sfiorare l’idea di arrendersi e lasciarsi morire come invece è successo a lui. Ed in effetti il romanzo sfata il mito nel naufrago-eroe, ma nel farlo restituisce un personaggio profondamente umano e per questo profondamente reale, con le paure, i pensieri, i desideri che un’esperienza di vicinanza alla morte come quella della deriva può tirare fuori da un uomo come Velasco, ossia un uomo come tanti.

Gabriel Garcia Marquez
Gabriel García Márquez (fonte: esauriente)

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