Ultimo tango a Parigi (1972) – di Bernardo Bertolucci

Ultimo tango a Parigi

Di Washoe

Quando uscì nel 1972, Ultimo tango a Parigi destò grande scalpore ovunque venisse proiettato. In Italia, paese in cui la censura ha da sempre occupato un posto ingombrante nella storia del cinema, il regista Bernardo Bertolucci, la grande star Marlon Brando, lo sceneggiatore e il produttore furono condannati per aver dato vita, secondo ai giudici, a un’opera fondamentalmente pornografica, caratterizzata da “un pansessualismo fine a se stesso”. In effetti, forse, nessuno prima di allora aveva mai guardato all’atto sessuale con il taglio e la schiettezza adottati da Bertolucci, ma i giudici avevano certamente avuto la grave colpa di non saper guardare oltre le immagini, per cogliere il profondo significato nascosto dietro al film e il suo desiderio di esplorazione della parte più intima e invisibile dello spirito umano.

Maria Schneider Marlon Brando
Una delle tante scene di nudo del film che scandalizzarono la censura

La trama di Ultimo tango a Parigi

Il film racconta di Paul (Marlon Brando), americano trapiantato a Parigi, appena rimasto vedovo a causa del suicidio della moglie; suicidio che resterà inspiegato fino alla fine, ma che risulta essere un fatto chiave per la comprensione della vicenda. Mentre medita forse di lasciare l’albergo che dirigeva assieme alla defunta, Paul si ritrova in uno spoglio appartamento con la ventenne Jeanne (Maria Schneider), alla ricerca di un alloggio in cui trasferirsi assieme al fidanzato; ritrovandosi sola con un perfetto sconosciuto, in un appartamento vuoto, in un palazzo in cui non sembra esserci nessuno all’infuori della strana portinaia, la ragazza sembra non inquietarsi affatto. Da lì a poco si capisce come si sia trattato di un errore, in quanto Paul, preso da un raptus, la forza ad intrattenere un rapporto sessuale con lui: uno stupro in piena regola, che tuttavia Jeanne sembra non percepire come tale, vista l’accondiscendenza con cui si concede al desiderio dell’americano.

Il rapporto tra Paul e Jeanne

È l’inizio di una strana relazione: nei tre giorni successivi i due si ritrovano in quel medesimo appartamento, dove stabiliscono un rapporto di natura esclusivamente sessuale. Per una regola imposta da Paul, infatti, sono tenuti a mantenere le proprie vite al di fuori di quelle stanze; idea che Jeanne non capisce ma asseconda. I loro incontri sono per l’uomo un’occasione per imporre la propria mascolinità e dare corpo alle proprie fantasie erotiche, mentre Jeanne ubbidisce ai dettami e gli si concede senza obiezioni; rapporti di potere che oggi appaiono del tutto anacronistici, e che tali apparivano già allora. Secondo la critica Pauline Kael si tratta di un effetto cercato: i due sono una rappresentazione del modello di coppia, se così si può dire, “tradizionale”, in cui l’uomo ha una posizione di dominio e la donna è devota alla soddisfazione di ogni suo capriccio; un modello che in quegli anni stava crollando in tutto il mondo occidentale.

Maria Schneider Marlon Brando
Jeanne (a sinistra, Maria Schneider) e Paul (a destra, Marlon Brando)

Il personaggio di Paul

Il personaggio di Paul ha uno spessore notevole, dovuto al talento artistico indubbio del duo Brando-Bertolucci; notevole perché credibile nel suo camminare su di un filo sopra al baratro del delirio, sembrando sempre sul punto di sprofondare nel nulla e tenuto a galla solamente dalla relazione con Jeanne. In particolare, resta negli occhi la straordinaria capacità di Marlon Brando di aggiungere alcuni tratti alla caratterizzazione che vanno oltre al ruolo di maschio “alpha”; in particolare una vulnerabilità di fondo e un bisogno costante di qualcosa che, pur sembrando in contrasto con la volontà di dominio, danno un tocco di grande umanità al personaggio. Vulnerabilità che si origina sostanzialmente da un profondo senso di colpa per il suicidio della moglie, poiché egli si accusa da un lato di non essere stato in grado di dare alla donna quello di cui aveva bisogno (colpa evidenziata dalla relazione di lei con un altro uomo), e dall’altro di non essere capace di comprendere le vere ragioni che l’hanno portata al gesto estremo. La relazione con Jeanne diventa dunque un modo tutto suo per esorcizzare l’accaduto, che si carica per questo di una violenza atta a sotterrare le frustrazioni. Sfogandosi su di lei, e attraverso di lei, Paul ricerca l’oblio tramite la soddisfazione delle proprie fantasie sessuali più perverse, probabilmente relegate fino a quel momento in un angolino nascosto della sua personalità.

Marlon Brando Ultimo Tango a Parigi

Jeanne in Ultimo tango a Parigi

In tutto questo, però, Jeanne non è una mera vittima sacrificale, in quanto è lei che decide liberamente di recarsi tutti i giorni all’appuntamento, compiendo una scelta che appare quanto mai insensata, non essendo apparentemente dettata dall’amore. Cosa sia a portarla ogni volta a varcare la soglia dell’appartamento è un mistero; forse la colpa è dell’ingenuità nei suoi vent’anni, oppure del desiderio di esplorare una sessualità di cui il suo rapporto con il fidanzato Tom sembra privo. Questi, infatti, cineasta da strapazzo, appare troppo innamorato di sé e delle proprie doti artistiche per dare a Jeanne ciò che cerca, e la tratta come fosse un’attrice, o peggio un personaggio dei suoi film, ignaro dei desideri di lei e avvicinabile forse in questo al dottor Harford di Eyes Wide Shut, girato da Kubrick una ventina di anni dopo. Per come viene presentato, il loro rapporto appare superficiale e del tutto vuoto dal punto di vista dell’eros, allo stesso modo in cui quello con Paul è vuoto dal punto di vista spirituale.

Il significato della nudità e la svolta finale

Jeanne non si sente pienamente soddisfatta né dall’una né dall’altra relazione, e cerca di ottenere qualcosa di più, soprattutto da Paul. Questa volontà si riflette nei suoi molteplici tentativi di conoscere l’identità e il passato dell’uomo a cui si è concessa con tanta facilità e senza un motivo ben preciso, suggerendo in diverse scene la sensazione della nascita di un sentimento genuino che la spinge a concedersi a lui senza ostacoli, nel corpo ma anche nello spirito. Jeanne sceglie infatti di mettere a nudo la propria anima, decisione che viene evidenziata dal suo restare spesso completamente svestita di fronte a Paul; al contrario, l’uomo ha quasi sempre addosso i propri abiti, chiaro segno della sua volontà di non mostrare un’intimità che è proprio ciò da cui sta cercando di fuggire. Egli ha infatti paura dell’Io più nascosto, perché convinto delle responsabilità di lui in merito al suicidio della moglie; nel finale, però, dopo il funerale, sembra essere finalmente pronto a ricominciare un’altra vita, e le cose cambiano all’improvviso. Non si reca più all’appuntamento, segnando la conclusione di un’esperienza particolare che era stata solo un intermezzo, ma cerca Jeanne tra le vie della città con la voglia di raccontarle tutto quanto lei gli ha sempre chiesto ma lui le ha negato.

Maria Schneider Marlon Brando
Uno dei tanti esempi di scena in cui Jeanne è nuda, mentre Paul è vestito

Il finale

La magia che esisteva nella stanza, però, quando l’unico contatto tra loro era quello fisico, è ora sparita. Paul non si rende conto di come l’idillio fosse reso possibile soltanto dal fatto che le loro vite restassero fuori, perché con esse si fermavano alla porta anche le loro differenze, di età e non solo. Nel mondo reale, infatti, Jeanne vede Paul per quello che è: un uomo di mezza età, vedovo di una suicida, direttore di uno squallidissimo albergo. Se quando si toglievano i vestiti nell’appartamento tutto ciò che li differenziava veniva magicamente rimosso, ora che i due si incontrano nel mondo la vicinanza con lui diventa insopportabile per Jeanne. Si viene a creare così un grande problema, perché Paul ancora vede ciò che vedeva nell’appartamento mentre la visione di Jeanne è cambiata; l’unica via d’uscita possibile diventa dunque quella del finale di Ultimo tango a Parigi, che si chiude con l’assassinio di Paul. È soltanto dopo avergli sparato con la pistola del padre che Jeanne riesce a vederci davvero chiaro nella storia, rendendosi finalmente conto di una verità che fino a quel momento, per qualche strano motivo, le era sfuggita: Paul non era altro che uno sconosciuto, uno sconosciuto che l’aveva stuprata.

Maria Schneider Marlon Brando
Paul e Jeanne nel finale, nella sala da ballo dove si balla “l’ultimo tango” che dà il titolo al film

L’interpretazione di Ultimo tango a Parigi

Tutte queste idee, però, nel film sono soltanto suggerite, e per questo forse non furono colte dal tribunale che condannò la pellicola. Ma d’altronde la capacità di raccontare pensieri e sensazioni senza renderli espliciti è una dote dei grandi artisti, categoria di cui Bertolucci fa parte; pretendere che in ogni opera d’arte il significato sia immediatamente intelligibile è indice di una discreta ingenuità. Come indice di ingenuità è anche credere con certezza che, pur dopo un’analisi attenta, ogni significato possa venire sviscerato: ad un certo punto subentra sempre la sensibilità personale, che distorce la visione dello spettatore o che la incanala in una direzione piuttosto che in un’altra. Per questo, è quasi certo che questo articolo non sia riuscito a cogliere Ultimo tango a Parigi nella sua interezza, e che gli siano sfuggiti contenuti che, per alcune persone, sono invece ben chiari; ma in questa fluidità, in fondo, sta la bellezza (o, se così si può dire, una delle bellezze) del cinema d’autore e, in questo caso specifico, del cinema di Bertolucci.

Bernardo Bertolucci Marlon Brando
Brando e Bertolucci sul set (fonte: minimaetmoralia)

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