Intervista a Roberto Vinci

Roberto Vinci è l’autore di un romanzo dall’argomento scottante, La piccola ninfa: non è una novità nel mondo della letteratura, eppure questo negli anni ha fatto indietreggiare più di qualche editore. Oggi, però, è riuscito a pubblicarlo, e ce ne parla in questa intervista.

Aquile Solitarie – Buongiorno Roberto. Allora, tanto per cominciare, vorrei che mi togliesse fin da subito una piccola curiosità: il libro è ispirato ad una storia vera?

Roberto Vinci – Questa intervista inizia con una domandina insidiosa! Bene, credo che le risponderò alla fine dell’intervista. Lasciamo un po’ di suspence!

Aquile Solitarie – Va bene. Allora mi parli un po’ del libro in generale: come e quando nasce l’idea del romanzo?

Roberto Vinci – L’idea del  libro La Piccola Ninfa nasce nel lontano 2001, un po’ per gioco e un po’ per quegli oscuri scherzi che ci riserva a volte il destino. Il progetto va avanti per qualche anno e viene elaborato fino al 2007, quando il libro viene alla luce nella sua prima versione. Da quell’anno fino a pochi mesi fa ho cercato senza molta fortuna di pubblicarlo, ma, ahimè, per una serie di motivi non è stato possibile. Negli anni ho lavorato molto al perfezionamento del testo con modifiche e aggiustamenti  “tattici”, con “limature” varie che comunque non hanno intaccato la struttura portante del racconto, fino a giungere ai nostri giorni con la tanto agognata stesura definitiva.

Aquile Solitarie – Lei dice: «per una serie di motivi». Deduco quindi che La Piccola Ninfa ha avuto qualche problema con gli editori per la pubblicazione?

Roberto Vinci – Sì, più o meno: non con tutti, ma con la maggior parte di essi. Per anni ho provato ad approcciarmi ad alcuni editori per proporre loro il libro con scarsa fortuna, ma credo fosse perché si focalizzassero solo su un aspetto della storia e non sul libro nel suo insieme e sulle tematiche trattate. Credo sia per questo che alla fine non si è concretizzato nulla: non sono mai mancate le lodi al testo, ma c’è stato sempre quel “particolare”, quell’intoppo riguardante l’età dei due protagonisti che evidentemente  ha prevalso nella valutazione finale degli editori che ho contattato, e che tra l’altro in tutti questi anni non sono stati pochi!

Aquile Solitarie – E allora, mi dica, quali sono le principali  tematiche trattate nel racconto?      

Roberto Vinci – Le tematiche principali sono il rapido, forse violento cambiamento della società che non risparmia nessuno, il mutamento degli  “usi e costumi”, se così si può dire, di una parte del mondo adolescenziale, il rapporto complesso dei ragazzi con i genitori, a volte totalmente assenti dal contesto di vita dei propri figli. Ma tutto ciò rimane sullo sfondo di una grande passione che prevale su tutto, una passione sfrenata, una storia d’amore tra una ragazzina ed un uomo adulto, il quale per primo non si riconosce in una società mutata così velocemente; un personaggio che quando può si aggrappa ai ricordi degli anni della sua adolescenza, con nostalgia e a volte con amara ironia, rendendosi conto che purtroppo quel mondo non esiste più. Ma senza voler svelare altro le ribadisco che il fulcro, la tematica principale, il messaggio che il libro lancia è sull’assoluta potenza dell’amore, anche se pur sempre un amore “border line”… al limite!

Aquile Solitarie – Se il fulcro è quest’amore “al limite”, mi descriva meglio i protagonisti.

Roberto Vinci – I protagonisti assoluti di questa grande passione sono Alessandra e Giuseppe. La prima è una ragazza adolescente, molto emancipata, figlia di una famiglia benestante, con svariati interessi, molto carina e intelligente, che ha iniziato già in tenera età ad interessarsi in modo quasi morboso all’altro sesso, fino a quando un bel giorno incontra sul suo cammino (letteralmente) il maturo Giuseppe che, da vecchio volpone qual è, attratto da un suo particolare anatomico non riesce a non fermarla ignaro della sua reale età. Da quel momento in poi, un po’ a sorpresa per Giuseppe, inizia una storia che vede sempre in contrapposizione lei, super moderna e tecnologicamente avanti, e lui, uomo di vecchio stampo, più incline a fare una telefonata che a mandare un sms. La relazione tra i due, vissuta con grande, forse eccessivo ardore, non è una storia classica, vista la grande differenza d’età, e va avanti tra continue sorprese, colpi di scena, ma anche vicende drammatiche e un finale che… mi fermo qui, non voglio svelare troppo.

Aquile Solitarie – Non ritiene che in alcuni tratti il linguaggio sia un po’ volgare e soprattutto esplicito?

Roberto Vinci – Sì, concordo con lei, e lo è volutamente: la realtà va descritta così com’è, non per come qualcuno vorrebbe che fosse; Alessandra non è una suora di clausura, è una ragazzina moderna, intelligente, emancipata e che quando occorre, come altri e altre, usa un linguaggio esplicito se lo ritiene necessario per essere chiara e diretta!

Aquile Solitarie – Adesso non mi resta che rifarle la spigolosa domanda iniziale: il libro è ispirato a una storia vera?

Roberto Vinci – Non se lo è scordato, bene! Io, usando le parole del protagonista Giuseppe, il bello e dannato, dai trascorsi oscuri, non posso che rispondere così a quella che lei definisce “spigolosa domanda”: «Vostro onore, mi avvalgo della facoltà di non rispondere».

Ringraziamo Roberto Vinci per la sua disponibilità.

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