Intervista a Franco Casadidio

Per la sezione Novità pubblichiamo l’intervista al ternano Franco Casadidio, autore di due romanzi ed una raccolta di racconti ambientati in Germania.

Aquile Solitarie – Buongiorno Franco. Allora, innanzitutto prima dei libri forse è il caso di presentare l’autore, che ne pensa?

Franco Casadidio – Assolutamente sì. Mi chiamo Franco Casadidio e sono nato a Terni nel 1969, dove vivo tutt’ora. Sono impiegato nella segreteria didattica del Liceo Scientifico “Galilei”, un lavoro che mi piace perché mi porta ad essere quotidianamente a contatto con i giovani, la vera risorsa del nostro futuro. Ho sempre avuto tre passioni: la scrittura, la Germania e la storia, in particolare quella recente, XIX e XX secolo; così, oramai cinque anni fa, mi sono deciso a fonderle tutte insieme dando vita al mio primo libro intitolato Quando arriverà la primavera, una raccolta di cinque racconti ambientati a Monaco di Baviera. Poi, visto che l’esperienza mi è piaciuta, ho deciso di proseguire: nel 2016 è uscito L’impronta del diavolo, un romanzo ambientato anch’esso a Monaco negli anni Ottanta del Novecento, e per ultimo nel 2018 Il volo del canarino.

Aquile Solitarie – Vuole raccontarci di cosa parla L’impronta del diavolo?

Franco Casadidio – L’impronta del diavolo racconta la storia di due ragazzi che, nella Germania degli anni Ottanta, si avvicinano al mondo dell’estremismo armato. Il periodo storico è  quello del terrorismo che noi tutti ben ricordiamo: in quel tempo in Italia le Brigate Rosse erano in guerra con lo stato e così la RAF in Germania, gruppo del quale entrano a far parte i due protagonisti, Joseph e Mirka. Inizialmente l’amore che prova per Joseph spinge Mirka ad entrare nell’organizzazione armata per seguire il suo uomo che, contrariamente a lei, è fermamente convinto che quello sia l’unico modo per cambiare la società in cui vivono, per renderla meno iniqua e più solidale verso i più deboli ed i meno abbienti. In un secondo tempo, però, posta davanti alla necessità di mettere in pratica quella che fino a quel momento era stata pura e semplice teoria, Mirka dovrà fare i conti con la propria coscienza, rimettendo così in discussione tutto quanto dato per scontato fino ad allora.

Aquile Solitarie – L’ultimo libro, Il volo del canarino, è sicuramente quello che le ha dato le maggiori soddisfazioni. Vuole parlarcene?

Franco Casadidio – Il volo del canarino racconta la storia di due ragazzi – Jürgen e Sara – nella Germania tra la prima e la seconda guerra mondiale. Le loro vite, all’inizio normalissime, vengono sconvolte dall’avvento al potere di Hitler e dei nazionalsocialisti, che li catapulta in un abisso di violenza inimmaginabile soprattutto per un Paese culturalmente avanzato come la Germania dell’epoca. La particolarità dell’opera è il continuo intreccio tra la “piccola storia” dei protagonisti e la “grande storia” che li circonda, fatta di personaggi ed avvenimenti che hanno segnato la storia dell’umanità e che inevitabilmente segneranno anche le vite dei due ragazzi. Avevo in mente di raccontare quello che la Germania ed i tedeschi avevano vissuto in quegli anni ma, non essendo io uno storico di professione, non potevo scrivere certamente un saggio. Così, a poco a poco, è nata l’idea di un libro in cui tutti gli eventi storici di quell’epoca vedessero come protagonisti, diretti o indiretti, Jürgen, Sara ed i loro familiari. Solamente questi personaggi sono frutto della mia fantasia, mentre tutti gli altri sono assolutamente reali, così come i fatti narrati. Sono riuscito così a ripercorrere la storia tedesca dal momento dell’armistizio che pose fine alla prima guerra mondiale – 11 novembre 1918, giorno in cui comincia il romanzo – fino al processo di Norimberga che chiude definitivamente il triste capitolo del regime nazista. La storia d’amore è parte integrante di tutto questo perché ad essere raccontata è la vita di due ragazzi normali, nati e cresciuti nel momento sbagliato nel Paese sbagliato, vittime, entrambe, di una follia senza precedenti.

Aquile Solitarie – Parliamo dei protagonisti del suo romanzo, Jürgen e Sara. A cosa o a chi si è ispirato per delineare la loro caratterizzazione?

Franco Casadidio – In realtà non ho avuto ispirazioni particolari per i due protagonisti. Volevo raccontare la storia d’amore di due giovani tedeschi di quegli anni, partendo però da due situazioni diametralmente opposte: da un lato un Deutschblütiger, un tedesco di sangue “puro”; dall’altro una ragazza, anche lei tedesca, ma di origini ebraiche. Uno degli obiettivi che mi ero prefissato era mostrare come viene stravolta la vita di questi due ragazzi con l’ascesa al potere dei Nazisti, soltanto perché nelle vene di uno dei due scorre del sangue che, per pura follia, viene considerato “impuro”, e spero di esserci riuscito.

Aquile Solitarie – Qual è il significato del titolo dell’opera?

Franco Casadidio – Il 15 maggio del 1942 il regime nazista varò un’ordinanza con la quale vietava il possesso di animali domestici agli ebrei. Quando, durante le mie ricerche, mi sono imbattuto per la prima volta in questa normativa mi sono chiesto che senso avesse; che fastidio poteva dare al regime il fatto che un ebreo avesse in casa un cane piuttosto che un gatto? Naturalmente la legge era solo un pretesto per umiliare ulteriormente gli ebrei e dimostrargli ancora una volta che non erano più esseri umani “normali”: non erano degni nemmeno di avere in casa un animale che potesse tenergli compagnia. Sara ha un canarino, e nel libro ho immaginato che quando la Gestapo si presenta a casa sua per prelevarlo la ragazza preferisca aprire la gabbia e la finestra della sua camera e farlo volare via; sa bene che un canarino come Olaf – questo il nome della bestiola – difficilmente si salverà in natura ma, liberandolo, intende regalargli una piccola speranza di salvezza laddove, consegnandolo alla Gestapo, l’avrebbe mandato certamente a morte.

Aquile Solitarie – Quali sono i motivi che l’hanno spinto a scrivere la sua opera?

Franco Casadidio – Il motivo principale è la convinzione che ognuno di noi, per quelle che sono le proprie specificità e capacità, debba fare tutto il possibile affinché quello che è successo non venga mai dimenticato. Fra pochi anni i testimoni diretti della Shoah non ci saranno più ed il rischio concreto è quello che tutto finisca nel dimenticatoio. Questo non deve accadere e se anche la lettura di un romanzo come il mio può contribuire a far sì che questo non avvenga allora l’impegno messo nella sua stesura non sarà stato vano.

Aquile Solitarie – Nel suo romanzo si parla della persecuzione degli ebrei e della barbarie dei campi di concentramento. Secondo lei la letteratura può essere una forza importante per risvegliare le coscienze?

Franco Casadidio – Quando vado a parlare del mio libro nelle scuole di tutta Italia ai ragazzi sono solito dire una cosa: non smettete mai di documentarvi sulla vicenda perché la conoscenza e la comprensione di quello che è successo sono la base per far sì che tutto ciò non si ripeta mai più. Per conoscere e comprendere, fortunatamente, abbiamo tanti mezzi a disposizione: documentari, film, internet (se usata bene la rete è una fonte inesauribile di informazioni) e, naturalmente, i libri. Libri di scuola, ma non solo: saggi, biografie, diari, romanzi. Ogni testo può essere utile ad arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e far crescere la consapevolezza di ciò che è stato. Anche la lettura di una storia d’amore qual è quella raccontata ne Il volo del canarino può servire a questo scopo, anche per i tantissimi riferimenti storici in essa contenuti.

Aquile Solitarie – Il volo del canarino racconta di un periodo drammatico per la storia dell’umanità ma contiene in sé anche un messaggio di speranza e di redenzione. Vorrebbe condividere con noi una citazione della sua opera che le sta particolarmente a cuore?

Franco Casadidio – In realtà ci sono molti passaggi del libro che contengono un messaggio di speranza e redenzione ma, dovendo sceglierne uno in particolare, mi piace citare una delle ultime frasi del libro, quella nella quale Jürgen esprime la sua aspettativa per il futuro.

“L’unico aspetto positivo, almeno così spero, è che tutti quei milioni di individui non siano morti invano ma che il loro sacrificio sia un monito per il futuro, affinché certe cose non avvengano mai più”.

Ecco, la speranza di Jürgen è anche la mia; quello che è accaduto non può, purtroppo, essere cancellato, e allora che almeno serva come monito per tutti noi e in particolar modo per i giovani, affinché certi avvenimenti non si ripetano.

Aquile Solitarie – Ne Il volo del canarino racconta della Germania nel periodo a cavallo tra le due guerre mondiali, e in particolare dell’ascesa e del declino del nazismo, riportando i fatti storici con accuratezza e rigore, e presentando i protagonisti di quegli anni in campo politico, economico e sociale. Come ha gestito il reperimento delle fonti? Si è avvalso di esperti o il romanzo è esclusivamente frutto dei suoi studi?

Franco Casadidio – Il romanzo è frutto esclusivamente della mia passione per la storia; non lo chiamo studio perché questo, in qualche misura, implica una certa dose di fatica, mentre tutto quello che si fa con passione non solo non stanca, ma regala soddisfazioni e piacere. Ho letto molto, mi sono documentato in maniera puntuale e precisa, ho dedicato gran parte del mio tempo libero ad approfondire quel particolare periodo storico; ma l’ho sempre fatto con estremo piacere e alla fine posso veramente dire che scrivere questo libro mi ha regalato moltissime gratificazioni personali.

Aquile Solitarie – Al di là di Adolf Hitler, qual è il personaggio storico citato nel suo romanzo che più l’ha sconvolto per le sue ignobili gesta? Vuole parlarcene più nel dettaglio?

Franco Casadidio – Il regime nazista mette a disposizione talmente tanti personaggi “ignobili” che ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Tra tutti, però, quello che mi ha sempre affascinato più degli altri è Reinhard Heydrich, vice capo delle SS, capo del Servizio di Sicurezza del Reich (SD) nonché Protettore del Reich in Boemia e Moravia. Il suo fascino deriva dal fatto che proprio lui, più degli altri gerarchi, ha incarnato l’immagine del male. Goebbels, ministro della propaganda, zoppo, era sicuramente un’eccellenza nel suo campo e molte delle fortune del partito prima e del regime poi si devono alle sue geniali intuizioni in campo propagandistico; Goering, ministro dell’aviazione e plenipotenziario per la produzione bellica, era il tipico politico preoccupato quasi esclusivamente del proprio tornaconto, soprattutto economico; perfino Himmler, il Reichsfuhrer delle SS e quindi diretto superiore di Heydrich, al di là del suo indiscusso potere non aveva altri tratti che lo caratterizzavano. Al contrario, l’uomo dal cuore di ferro – così era soprannominato Heydrich – condensava in sé tutte le caratteristiche dei suoi compagni di avventura, con in più l’aggiunta di un fascino e di un carisma personale che mancava negli altri. Qualche anno fa venne pubblicato un libro dal titolo significativo: “Il cervello di Himmler si chiama Heydrich”. Ecco, forse basterebbe davvero questo titolo ad inquadrare e far comprendere meglio di quale personaggio stiamo parlando.

Aquile Solitarie – È già al lavoro su un nuovo romanzo? Può darci qualche anticipazione?

Franco Casadidio – Anche il mio prossimo libro sarà un romanzo storico, perché alle mie passioni – la storia e la scrittura – non voglio affatto rinunciare: sono loro che mi permettono di esprimermi al meglio. Dopo due romanzi ambientati in Germania, però, stavolta la storia si svolgerà in Italia, durante la prima guerra mondiale, un altro periodo storico molto intenso e tormentato, come la vicenda narrata.

Ringraziamo Franco Casadidio per la disponibilità.

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