A cura di Chiara Albertini
Daniela Raimondi è una poetessa e scrittrice Mantovana, la cui vita oggi si divide tra l’Inghilterra e la Sardegna. Ha pubblicato diversi libri di poesie, nonché alcuni racconti su antologie e riviste letterarie. Il suo romanzo d’esordio è “La casa sull’argine” (ed. Nord, 2020), libro che suggella un evocativo affresco poetico sul profondo potere della memoria e dei sogni.
Chiara Albertini – Buongiorno Daniela. Ci racconti la genesi del libro: come è nata l’idea di questa storia? Da dove ha tratto l’ispirazione? Forse un ricordo, o un oggetto visto o letto, o ancora una notizia ascoltata, che può averle dato lo spunto?
Daniela Raimondi – L’idea del romanzo è nata come succede spesso a chi inizia a scrivere: si parte con la propria storia e raccontando della propria famiglia. All’inizio avevo cominciato dalla nascita di mia nonna nei primi anni del 900, perché, come in tutte le famiglie contadine, le memorie della famiglia non andavano più in là. Poi mi sono chiesta chi ci fosse stato prima. L’idea è partita da una leggenda che racconta come secoli fa una carovana di gitani fosse giunta nella Pianura Padana e come, attraverso le generazioni, queste popolazioni straniere si fossero mischiate alla gente del luogo. Ho poi scoperto che questa leggenda conteneva un fondo di verità e che esistono documenti storici a testimonianza dell’arrivo dei gitani nei luoghi descritti nel romanzo. A quel punto ho deciso che una mia antenata sarebbe stata una zingara. La fantasia ha fatto il resto.
Chiara Albertini – Natura: quale valenza assume il paesaggio circostante all’interno della struttura della trama? Quale potere hanno contesti e luoghi sui pensieri e sulle azioni dei personaggi?
Daniela Raimondi – Il territorio è una componente molto importante del romanzo, direi che è uno dei personaggi principali. La natura plasma e definisce la vita degli uomini, ne determina i cambiamenti e le scelte di vita. La campagna, il fiume, il caldo torrido delle estati, tutto questo è parte del tessuto della storia. La natura respira accanto agli uomini, ne forgia i caratteri, li plasma attraverso la sua generosità, ma anche attraverso la sua potenza distruttrice. Succede per esempio con l’inondazione del ’51, quando la natura annientò tante vite a pochi chilometri da dove sono nata.
Chiara Albertini – Il concetto di casa: ci riveli cosa significa da sempre per lei questo “ambiente intimo” e quali messaggi sottesi sono legati a quest’ultimo.
Daniela Raimondi – La casa è il fulcro narrativo del romanzo, il luogo intorno al quale si svolge tutta la mia storia. Casa intesa non solo come presenza geografica, ma come centro emotivo intorno al quale prendono vita i personaggi. Per questo nella scelta del titolo, il sostantivo “casa” doveva necessariamente apparire. È il simbolo della storia, la sua essenza. Nel romanzo i legami famigliari non sono comunque tutti idilliaci. Come succede nella vita, spesso in seno alle famiglie coesistono rapporti difficili, relazioni a volte insanabili. Per esempio, racconto di una donna che non ha mai provato il desiderio di maternità, ma che per anni cerca una gravidanza solo per compiacere il marito e le aspettative della società. Poi, una volta nata la figlia, questa donna faticherà ad amarla con la devozione e l’intensità che ci si aspetterebbe da ogni madre. Il rapporto con la figlia sarà sempre problematico e le lascerà dentro un senso di colpa e di inadeguatezza che la seguiranno fino alla morte.
Chiara Albertini – Potere della Memoria: quale importanza assumono i ricordi per un essere umano? Possiamo “slegarci”, allontanarci a volte da loro e nel caso sarebbe giusto farlo? Sono sempre e comunque questi ultimi in qualche modo a formarci, a determinarci e a influenzarci?
Daniela Raimondi – I ricordi sono parte di noi, una traccia del nostro vissuto. Ci formano e ci influenzano in maniera determinante. Allo stesso tempo, è provato come gli esseri umani siano molto selettivi nella scelta dei loro ricordi. Spesso dimentichiamo di proposito quelli più dolorosi e, quasi sempre, i ricordi vengono elaborati dalla nostra psiche, trasformati dalla nostra immaginazione o da quello che noi, semplicemente, vogliamo ricordare. È raro che le memorie rappresentino verità assolute. Eppure è attraverso loro che formiamo in noi l’idea di chi siamo e di cosa ci ha fatto diventare le persone di oggi.
Chiara Albertini – Vita vs morte: il “prologo” e l’”epilogo” del ciclo vitale di ogni uomo. Il tema ricorrente della nascita, di una “nuova vita” viene costantemente controbilanciato, e credo “superato”, da quello della morte. Cosa si riflette secondo lei in quest’ultima? Quale valenza assume e quale chiave di lettura si sente di darle?
Daniela Raimondi – Quando ci avviciniamo alla vecchiaia, la morte assume un’importanza sempre maggiore. Mentre la fine si avvicina, comprendiamo tutta la nostra fragilità, il nostro essere transitori e facilmente dispensabili. Da qui ci poniamo una serie di domande sul perché siamo venuti al mondo, cosa ci aspetta dopo la morte, se esiste una parte di noi che sopravvive al disfacimento del corpo. Non riesco a scrivere senza toccare il tema della morte. È il mio ‘leit motiv’, quasi un’idea fissa. È la domanda senza risposte che cerco di elaborare attraverso l’ipotesi di una sopravvivenza. Che la si chiami anima, spirito, o semplice memoria, dipende dalle nostre credenze religiose. Non so cosa resterà di noi. Forse nulla, ma mi piace pensare che qualcosa rimarrà, che non siamo fatti solo di sangue e di carne.
Nel romanzo esiste un filo che unisce sempre la vita alla morte, una continuità fra il mondo materiale e quello spirituale che non si spezza. Incontriamo personaggi che giocano a carte con gente seppellita duecento anni prima.. Gli spiriti dei defunti agiscono, parlano coi vivi, attuano nel mondo. Ci sono anime di madri che preparano la colazione ai figli, morti che battono alla finestra per segnalare la loro presenza, altri ancora rovesciano vasi di riso, appaiono nelle case, parlano con i genitori. Mi piace pensare che forse chi ci ha lasciato non lo ha mai fatto veramente, non del tutto. Ho terminato la stesura del romanzo dopo la morte di mio padre. Probabilmente il mio trattamento di questo tema è stato un modo di esorcizzare la sua morte, ma forse anche la mia.
Chiara Albertini – Personaggi: quanto troviamo di Daniela nel ritratto di alcune figure femminili? Si identifica, in toto o in parte, o prova particolare simpatia nei confronti di un’“eroina” specifica del romanzo?
Daniela Raimondi – Nel romanzo esiste un mio alter ego. Si tratta della voce narrante della storia, ma di lei dico molto poco. Resta la figura più in ombra, un personaggio solo abbozzato. Detto questo, è inevitabile che un autore descriva qualcosa della propria esperienza e del proprio io in ognuna delle sue creature. Ma a meno che non si scriva un libro apertamente autobiografico, il romanzo resta un prodotto della fantasia dove l’immaginazione è sovrana. C’è sicuramente qualche briciola di me in tutti i miei personaggi e, allo stesso tempo, non sono nessuno di loro. Li amo tutti, indistintamente. Mi hanno fatto compagnia per anni ed è come se mi fossero vissuti accanto.
Chiara Albertini – Uomo vs donna: rintraccia in entrambi i sessi somiglianze e differenze, alcuni punti di forza e determinati limiti, o lacune, se vuole? Se sì, potrebbe descriverceli?
Daniela Raimondi – Che siano uomini o donne, ognuno dei personaggi ha una personalità distinta, altrimenti avrei rischiato di essere noiosa. Detto questo, nel romanzo ci sono alcuni tratti che contraddistinguono i due sessi. Forse i personaggi femminili mostrano una forza e un coraggio nell’affrontare la vita che spesso manca ai personaggi maschili che, invece, tendono a essere più fragili, meno capaci di affrontare le difficoltà.
Chiara Albertini – Progetti futuri: esiste un’eventuale trasposizione cinematografica del libro? Inoltre, si tratta di un romanzo autoconclusivo o potremmo rivivere ancora da vicino alcuni protagonisti di questa storia epica e viscerale? Se non fosse, ha già maturato la stesura di un nuovo romanzo?
Daniela Raimondi – Abbiamo venduto i diritti per produrre un film o una serie televisiva. Se il libro diverrà una trasposizione cinematografica o una serie a puntate, ancora non lo sappiamo. Non credo sia possibile creare un seguito al romanzo. Si tratta di una storia circolare con un inizio, uno svolgimento e una fine preannunciata. Detto questo, esiste la possibilità di riprendere alcuni personaggi secondari che potrebbero essere approfonditi e le cui vite potrebbero essere ulteriormente sviluppate. Vedremo che succederà. Ancora non ho deciso sul da farsi.
Si ringrazia Daniela Raimondi per la sua disponibilità.
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