Una poesia di Andrea Abruzzese
Capì dopo i baci e i sorrisi,
quale fosse la sua condanna, ma non fuggì,
nella speranza che fossero solo malintesi.
Desiderando, che da quello strascico bianco
germogliasse il fiabesco sogno di amore,
e restò fedele al suo fianco.
Volle continuare a non vedere
che quell’illusione di azzurro principe,
non portava un mantello rosso, ma ali nere.
Che da tempo aveva mostrato, la realtà
di quella sua natura di orco,
intrappolandola nella torre di falsità,
con l’inganno di un amore contorto.
E i fiori d’arancio appassirono
già dalla prima notte,
quando la Luna piena la scoprì,
coperta di offese e di botte.
E lei sentì svanire lentamente quella fragranza,
nella solitudine, di una prigione di gelosia,
nel freddo talamo di violenza.
Ma cercò fino agli ultimi istanti,
di riattaccare quei petali secchi,
che le si sgretolavano fra le dita tremanti
di sogni annientati, in lacrime di occhi stanchi.
E anche quando, col cuore trafitto,
si ritrovò riversa a terra, isola
circondata da un oceano vermiglio,
le riuscì di sognare quel crudele amore
narrato dalle fiabe.
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