Il cavaliere oscuro, il ritorno – Di Christopher Nolan

Di Washoe

Sono passati otto anni dalla sconfitta del Joker e dalla morte di Harvey Dent. Batman, dopo essersi preso la colpa della morte del procuratore con l’obiettivo di salvare il simbolo che questi rappresentava, è sparito dalla circolazione, così come Bruce Wayne, ritiratosi in un’ala del suo maniero a consumare un lutto profondo per la morte di Rachel Dawes. Una nuova minaccia incombe però su Gotham: l’Uomo Pipistrello e il suo alter ego miliardario dovranno scendere in campo ancora una volta, per soccorrere quella città che amano ma che li ha da lungo tempo rinnegati. Con queste premesse, Il Cavaliere Oscuro – il ritorno ha tutti gli ingredienti che servono per essere un film epico e allo stesso tempo di grande spessore, e Nolan non tradisce certo le aspettative.

La trama

In un punto della terra non ben precisato, il fisico Dr. Pavel è stato catturato dalla CIA per essere sottoposto a un interrogatorio, ma viene rapito da un misterioso uomo mascherato che si fa chiamare Bane, fortemente interessato ai segreti dello scienziato. Nel frattempo, a Gotham, la Wayne Enterprises versa in un periodo difficile: dopo aver investito gran parte dei soldi della società nello sviluppo di un reattore a fusione, Bruce Wayne ha messo in ghiaccio il progetto, spaventato dalla possibilità espressa proprio dal dottor Pavel di trasformare l’impianto in una potente bomba atomica. Il reattore è dunque l’anello di congiunzione tra Wayne, il dottor Pavel e Bane, nonché l’oggetto di una disputa feroce: con un attacco alla borsa di Gotham l’uomo mascherato estromette Bruce dalla società e si impossessa dell’impianto nucleare, costringendo Pavel a trasformarlo in una bomba ad orologeria con cui tiene in scacco la città. Il suo piano è quello di gettarla nel panico e poi distruggerla, come punizione per la sua corruzione e per le disuguaglianze sociali insite nel suo sistema. Ricorda qualcosa? Sì, è la stessa missione della Lega delle Ombre, da cui Bane era stato cacciato perché considerato troppo estremista: la sagoma paurosa di Ras al Ghul torna ad allungarsi su Gotham, e il suo piano sembra davvero sul punto di essere portato a termine, seppure da qualcun altro. Batman/Bruce Wayne deve allora tornare in campo, aiutato dal compagno di sempre, il commissario Jim Gordon, e da una serie di nuovi alleati.

Bruce Wayne (Christian Bale) all’inizio del film

I volti nuovi

I nuovi personaggi introdotti nel film sono molti, e il loro numero, unito alla gran mole di riferimenti alle altre pellicole della trilogia e agli avvenimenti degli otto anni precedenti, rende la comprensione della trama non del tutto immediata. Ci sono quattro persone mai viste prima, in particolare, che risultano importanti nell’economia della storia. Selina Kyle, alias Catwoman (Anne Hathaway), è un’abilissima e intrigante criminale che cerca di abbandonare il mondo del crimine per ricominciare da zero, instaurando un rapporto ambivalente con l’accoppiata Bruce Wayne/Batman. Miranda Tate (Marion Cotillard) è invece un’affascinante miliardaria con un passato misterioso, un’idealista che prova ad entrare nelle grazie di Wayne per fare buon uso del suo reattore a fusione, e che nel finale rivela qualcosa di scottante sulla propria identità.

John Blake (Joseph Gordon-Levitt) è invece un giovane e onesto poliziotto, un orfano che ancora bambino aveva indovinato l’identità di Batman servendosi solo del proprio intuito; Blake rappresenta l’idealismo che apparteneva un tempo a Jim Gordon e Bruce Wayne, e che essi hanno in certa misura perso per strada nella battaglia alla criminalità. Infine, ovviamente, c’è Bane, l’uomo mascherato: con la sua voce e il suo respiro da Darth Vader è una presenza ingombrante, perché si presenta come un essere invincibile sia sul piano fisico che su quello della strategia. Il suo interprete, Tom Hardy, ha fatto un grande lavoro di preparazione, perché non è da sottovalutare la difficoltà di recitare indossando una maschera che nasconde le espressioni facciali: occorre cercare altre vie di espressione, e Hardy le ha trovate nell’impostazione della voce e in un linguaggio del corpo misurato e mai eccessivo, tuttavia capace di veicolare in maniera immediata le sensazioni del personaggio.

Spoiler alert – non proseguire oltre se non hai visto il film

Tom Hardy nel ruolo di Bane

La legittimità di Batman

Dopo quanto successo ne Il Cavaliere Oscuro, questo nuovo capitolo della saga guarda a Batman in maniera diversa, anche alla luce della nuova immagine che la città ha di lui dopo l’accusa dell’omicidio di Harvey Dent, e si interroga sulla legittimità della figura del supereroe. L’Uomo pipistrello infatti lotta nel film per ristabilire le strutture civili e sociali che ha sempre difeso e che Bane ha devastato ma, come è sempre stato, è costretto a farlo restando al di fuori delle stesse, agendo come lupo solitario e unico padrone e giudice di se stesso. E questo pone, in effetti, un grosso problema di fondo: può un personaggio dal carattere così fortemente anarchico essere un protettore credibile dell’ordine costituito? Il fatto che Batman sia stato così facilmente trasformato in nemico pubblico numero uno, nonostante tutto il bene che ha fatto in città, rende chiara l’idea dell’equilibrio instabile su cui cammina, perennemente in bilico tra l’essere un eroe e diventare il cattivo: l’incarnazione della famosa massima, rivelatasi profetica, di Harvey Dent.

Nolan e la capacità di coinvolgere

Questa non è l’unica riflessione che può sorgere da Il cavaliere oscuro – Il ritorno, ma lo scopo primario di Nolan resta sempre quello di coinvolgere (e sconvolgere, inquietare) lo spettatore; per farlo gioca questa volta su di un timore antico, quello di cadere vittima di una furia collettiva, di vedere la gente, come nella Rivoluzione Francese, diventare la folla che insorge in un moto insensato e trascina tutti quanti nel caos. Ad aiutarlo a creare l’atmosfera c’è un personaggio non nuovo nelle caratteristiche perché, per giocare ancora sul paragone, Bane è una sorta di reincarnazione di Robespierre, spietato e idealista nella propria personalissima maniera. E se all’inizio sembra un personaggio piatto, un malvagio a cui è stato fatto il lavaggio del cervello e che insegue grandi obiettivi senza sapere bene il perché, il finale getta su di lui una luce diversa. Bane è in realtà un servitore dalla fedeltà ammirevole, lo scagnozzo che segue alla lettera il disegno di un personaggio dal nome importante che si palesa soltanto nelle ultime scene: Talia al Ghul, la figlia di Ras, la vera identità di Miranda Tate.

Miranda Tate (Marion Cotillard) nel momento in cui rivela la propria vera identità

Il ritorno dell’eroe

I molti sviluppi del film, tra i quali si inserisce anche una sorta di triangolo amoroso tra Bruce, Selina e Miranda, lo rendono dunque per larga parte un groviglio difficile da districare, ma sul finale tutti i dubbi si dirimono e ogni linea narrativa converge in un concentrato di epica gestito da Nolan in maniera magistrale, creando così il giusto finale per la trilogia. L’immagine eroica dell’uomo pipistrello viene ristabilita e la città torna giustamente a remare con lui: rivelando la verità sulla morte di Harvey Dent è proprio Bane colui che, involontariamente, ribalta la situazione e riaccende nella gente la fiducia in Batman. Così, l’immagine del pipistrello disegnata sul ponte diventa fonte di ispirazione per la gente della città: quando tutto sembra perduto l’apparire del simbolo che rappresenta, in fondo, il lato migliore della civiltà di Gotham risveglia gli animi e la speranza, spostando il peso dell’azione dall’uomo solo, Batman, al popolo che si rialza.

Il cerchio che si chiude

E tutto il cerchio aperto con Batman Begins si richiude perfettamente nel climax dell’esplosione della bomba e della morte di Batman. E no, non è un errore dire che l’Uomo Pipistrello è deceduto nella deflagrazione. Nolan ci ha ingannato su molte cose durante lo svolgimento del film, ma Batman è davvero morto; a salvarsi è stato Bruce Wayne, che è finalmente riuscito a lasciarsi alle spalle il proprio alter ego per ricominciare da capo. Così, tutto diventa chiaro e i nodi vengono al pettine, gettando una nuova luce anche sui film precedenti: con la conclusione della saga capiamo finalmente come, nonostante i molti anni trascorsi, Bruce non avesse in realtà ancora superato la morte dei genitori, perché l’esistenza di Batman era subordinata alla sua rabbia, alla sua frustrazione, alla sua sete di giustizia conseguenti al loro assassinio. Ora però, ucciso il pipistrello, Bruce è riuscito a lasciarsi alle spalle il proprio passato, tutto quanto. Soltanto adesso la sua vita può davvero riprendere, dopo una lunga pausa cominciata di notte, appena fuori da un teatro.

Da sinistra: Bale, Hardy e Nolan sul set del film (fonte: ilcineocchio)

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