Green Book (2018) – Il razzismo, l’amicizia, l’intelligenza

Premio Oscar al miglior film, al miglior attore non protagonista, alla miglior sceneggiatura originale; altre due candidature alle celebri statuette, tre Golden Globe, e una sfilza di altri riconoscimenti in giro per il mondo. Non si presenta certo male Green Book (2019), film campione d’incassi e adorato dal pubblico, diretto da Peter Farrelly e interpretato da Viggo Mortensen e Mahershala Ali. Una pellicola toccante che parla di un’amicizia improbabile, della solitudine, della capacità di cambiare e, fin dal titolo, di razzismo; ma non solo.

Tony e Don

Il film, tratto da una storia vera, narra di Tony “Lip” Vallelonga (Viggo Mortensen), newyorkese di chiarissime origini italiane che lavora come buttafuori in un noto locale di Manhattan, il Copacabana. Quando nel 1962 il club viene chiuso per qualche tempo per effettuare dei lavori, Tony cerca un nuovo impiego con cui mantenere la famiglia, e viene assunto come autista e guardia del corpo dal pianista nero Don “Doc” Shirley (Mahershala Ali), in procinto di iniziare un tour di spettacoli negli stati del sud degli Stati Uniti, dove ancora vige la segregazione razziale. Durante il viaggio i due dovranno affrontare discriminazioni inaccettabili per via del colore della pelle di Don e delle origini di Tony, ed imparare a convivere e ad apprezzarsi a vicenda per le rispettive, e diversissime, capacità.

Il razzismo

Chiaramente, il razzismo è la tematica più facile da estrapolare dal film. A partire dal titolo: “The Negro Motorist Green Book” (letteralmente: il libro verde per l’automobilista nero) era una guida annuale pubblicata dal 1936 al 1966 dall’impiegato delle poste newyorkese Victor Hugo Green (si noti il gioco di parole con il cognome), in cui si indicavano gli alberghi e i ristoranti che avrebbero servito i viaggiatori di colore in posti e tempi in cui ancora vigeva la segregazione razziale, evitando pestaggi ed arresti arbitrari. Già dall’esistenza di una guida del genere si può comprendere quanto fosse difficile per un artista nero organizzare un tour negli stati del Sud; eppure, Don sceglie volontariamente di suonare in quei luoghi, rinunciando ai soldi in più che avrebbe ottenuto restando a Nord: la sua speranza è quella di cambiare la mentalità delle persone stregandole con la propria arte. Il prezzo da pagare è però altissimo, e il virtuoso pianista deve sopportare soprusi di ogni genere, dalla negazione di un pranzo in un ristorante fino al divieto di utilizzare il bagno dei bianchi. Ironico, e per questo ancora più triste, è il fatto che le discriminazioni arrivino proprio da chi, un attimo dopo, lo avrebbe applaudito e avrebbe goduto delle sue straordinarie abilità al pianoforte. E, come se non bastasse, Shirley deve sempre mantenere il sorriso, dimostrando un autocontrollo davvero encomiabile davanti ad affronti di vario genere.

I preconcetti di Tony e Don

I razzisti non si ritrovano, però, soltanto tra la gente del Sud. Anche Tony dimostra inizialmente di esserlo, quando butta nella spazzatura i bicchieri usati da due operai neri che avevano lavorato a casa sua, o quando non vuole lasciare il portafogli incustodito in macchina con Don, sebbene questi sia molto più ricco di lui. Ma i pregiudizi esistono anche da parte di Shirley nei confronti di Tony: lo considera inferiore a causa della sua semplicità e della sua ignoranza, e si rivela prevenuto riguardo alle sue origini italiane, che lo rendono sì bianco, ma non sullo stesso livello dei bianchi americani. Questo succede anche un po’ per invidia, forse: è evidente come Don non soltanto non si senta accettato tra i bianchi, ma non si trovi al proprio posto nemmeno tra i neri, che lo guardano con diffidenza come fosse un rinnegato, reo di aver studiato un’arte storicamente “bianca”. Mentre Tony può sempre contare sulla popolazione italoamericana, Shirley è completamente isolato (anche un po’ per sua scelta: non ha mai fatto nulla per cambiare le cose), troppo nero per i bianchi, troppo bianco per i neri. Col tempo, tuttavia, i due cominciano a riconoscere nell’altro qualità inaspettate, e scoprono una nuova e reciproca ammirazione. Don impara ad apprezzare Tony per via delle sue capacità “pratiche”, di pubbliche relazioni e di risoluzione di problemi, e per un’apertura mentale inaspettata riguardo alla sua omosessualità; dal canto suo, Tony impara a guardare oltre al colore della pelle, e scopre il desiderio di affetto e di calore umano che Shirley ha sempre nascosto sotto la sua glaciale corazza di distacco ed alterigia.

Le diverse forme di intelligenza

Green Book non è però soltanto un film anti-razzista, né semplicemente un film sulla cementazione di un’amicizia edificante. La storia si presta ad offrire un altro tipo di riflessione: sull’intelligenza e sulle diverse forme in cui essa si può presentare. I due protagonisti, infatti, ne sono entrambi particolarmente dotati, sebbene l’intelligenza di uno, Don, sia del tipo più tradizionalmente associato al concetto, mentre quella di Tony si muove su di un livello meno convenzionale, ma non meno degno di rispetto. L’intelligenza di Doc è facile da identificare: è un virtuoso del pianoforte, ha ricevuto un’educazione importante, è una persona colta, sofisticata, di un’arguzia sottile, con una sensibilità artistica eccezionale ed una comprensione totale dei principi filosofici e legislativi che stanno alla base della società umana e occidentale. Il caso di Tony è invece molto diverso.

Don aiuta Tony a scrivere una lettera alla moglie

L’intelligenza pratica di Tony

Tony Lip è dotato di un’intelligenza pratica, forte, selvaggia, votata ai bisogni materiali più diretti e, si potrebbe dire, alla sopravvivenza. Caratteristica che fa di lui una persona irriverente, sicura di sé, anche un po’ prepotente; un chiacchierone, un fanfarone, “a bullshitter”, come direbbe lui. Ma è anche una persona di cuore, dall’animo gentile, capace di dare tutto se stesso per coloro a cui tiene e con una spontaneità contagiosa in tutto quello che dice e che fa, persino quando mangia. A tutto questo si aggiunge una maniera semplice e diretta di guardare il mondo, senza dietrologie e ragionamenti di sorta, che lo porta spesso a generalizzare in maniera eccessiva, ma che si rivela utile a più riprese per trovare la soluzione migliore alle problematiche a cui vanno incontro lui e Don durante il loro viaggio.

I rapporti tra intelligenze

Si tratta di due intelligenze che per diversi motivi si trovano agli antipodi, e che spesso hanno difficoltà a comprendersi e a riconoscersi come tali: chi è dotato di un’intelligenza razionale tende a considerare le altre persone rozze e sempliciotte, mentre chi è dotato di un’intelligenza pratica è solito reputare gli intellettuali come degli snob che hanno perso il senso della realtà. Eppure, la società umana necessita dell’una e dell’altra per restare in piedi, e i due diversi ingegni possono trarre grandi benefici da un rapporto costruttivo con l’altro. Ed in effetti è quello che succede a Don e Tony, che una volta riconosciute le doti del compagno riescono a crescere attraverso il loro rapporto, imparando nuove abilità e sopperendo alle proprie debolezze con le forze dell’altro. Tony impara a controllare la rabbia, Doc a farsi rispettare, ed entrambi si lasciano alle spalle i propri preconcetti e le proprie solitudini. E alla fine, quando ormai i pregiudizi iniziali sono stati dimenticati, scoprono di aver trovato un amico sincero a cui rivolgersi nei momenti di solitudine, ma anche una fonte di ispirazione e una spalla su cui contare nei momenti di difficoltà.

Il cast di Green Book ai Golden Globe. Da sinistra: Viggo Mortensen, Peter Farrelly (il regista), Linda Cardellini (la moglie di Tony), Mahershala Ali (fonte: imdb)

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