Adam Gontier, quando il dolore diventa ispirazione

Un mostro si nasconde in qualche angolo remoto del tuo essere, impossibile da scovare, se non quando è troppo tardi. Rimane nell’ombra e si nutre delle tue paure, delle tue insicurezze, delle tue gioie mal gestite, e cresce, sempre più grande, ma ancora nascosto. Lentamente si impossessa di te, della tua mente, delle tue membra, dirige i tuoi pensieri e li porta in vicoli oscuri e ciechi, e schiaccia la luce che è in te, la annega in un mare di ombra, ti abbandona nell’oscurità. Poi ti accorgi di lui, ma ormai è troppo tardi; ha già preso il pieno controllo, e allora in un ultimo tentativo disperato tenti di anestetizzarlo, non sai bene come, forse con un farmaco. Sì, con un farmaco. Ma più lo addormenti e più il mostro è feroce al suo risveglio e divora le tue ore con la voracità di un lupo, e allora torni all’anestetico, lo mandi in circolo, il mostro si calma, si risveglia, ti divora, lo anestetizzi ancora, si addormenta, si risveglia. Sei caduto in una spirale, che ti porta sempre più giù, nell’abisso, e ti rendi conto che non sarai mai in grado di uscirne da solo. In quel momento sei giunto ad un bivio, e capisci che l’unica cosa che ti può salvare è anche l’ultima strada che vuoi percorrere, ma devi trovare il coraggio, prima che sia troppo tardi. Devi accettare di essere stato sconfitto, devi chiedere aiuto.

Adam Gontier, i primi successi con i Three Days Grace e la comparsa del “mostro”

I Three Days Grace ai tempi del primo tour

È il 2003, e la giovane band alternative metal Three Days Grace ha appena lanciato l’omonimo album d’esordio. Il singolo che lo catapulta in cima alle classifiche, I Hate Everything About You, spacca le radio di tutti il mondo, e per il gruppo canadese si prospetta una stagione di grandi successi; l’eccezionale voce del cantante solista, Adam Gontier, risuona di fronte a migliaia di persone in grandi concerti in giro per il mondo, in Canada, negli Stati Uniti, in Brasile, in Oceania. Come diverse storie insegnano, tuttavia, la fama improvvisa non è per nulla semplice da gestire, e qualcosa in Adam si rompe; la gente che lo acclama dalla platea non lo esalta più, ma gli dà una sensazione di straniamento, e si sente fuori dal mondo, solo, inascoltato, schiacciato da quell’ammirazione che avrebbe dovuto riempirlo d’orgoglio ma che invece lo sta gettando nell’abisso dell’insensibilità. «Facevamo questi grandissimi concerti, in Brasile, in Australia, in tutto il mondo, e semplicemente non sentivo nulla.» L’apatia in cui cade lo rende facile preda di un mostro che si nutre del suo spirito, e per narcotizzarlo Adam si getta tra le braccia dell’Ossicodone, un medicinale dall’effetto simile a quello della morfina che presto lo cattura nella rete della dipendenza.

Il videoclip del primo grande successo dei Three Days Grace, I Hate Everything About You

Il periodo al CAMH di Toronto

Gli altri componenti del gruppo, Neil Sanderson, Brad Walst e Barry Stock, e la moglie Naomi, al suo fianco fin dal liceo, si accorgono di come ci sia qualcosa che non è al suo posto, e finito il primo grande tour prendono Adam e lo costringono ad affrontare i propri demoni. Il cantante entra dunque in un percorso di riabilitazione presso il CAMH di Toronto (Centre for Addiction and Mental Health, Centro per le Dipendenze e la Salute Mentale), da cui esce sobrio e pronto per ricominciare. Ha affrontato un periodo buio, una tempesta per lui senza precedenti, ma quando le nubi si diradano splendono finalmente le stelle più luminose, e dalle macerie del suo animo provato nasce il più bello degli album dei Three Days Grace, One-X (2006), meraviglioso perché profondamente personale, grondante di dolore, di passione, di sentimento, di energia, di gratitudine. Mentre lotta contro il mostro Adam scrive, suona, scarica sulle corde metalliche e sulla carta tutte le sue frustrazioni, le sue paure, le sue angosce, le sue speranze, creando quella bellezza mozzafiato che solo certe esperienze sono capaci di generare.

«Per me è stata un’incredibile via per rilasciare e far venir fuori tutto quanto, non nascondere nulla. La musica è un’ottima maniera per esprimere ciò che hai dentro.»

One-X, il racconto del suo viaggio nell’oscurità

L’intero album One-X diventa dunque, attraverso la giusta chiave di lettura, un viaggio lungo il percorso intrapreso da Adam Gontier verso la sobrietà, verso la vittoria contro il mostro e contro se stesso. È un viaggio che comincia con le prime dosi di droga, con quell’ It’s All Over che senza edulcorarlo dipinge l’atto dell’assunzione di una sostanza che lo porta sul ciglio del dirupo e lo lascia cadere, perso nel nulla, in un viaggio senza meta, morto dentro. Il supplizio si trasforma in un’abitudine impossibile da abbandonare, e ci viene spiegato il perché: «Preferisco sentire dolore piuttosto che non sentire nulla.» Con Pain Adam racconta di quell’apatia l’aveva portato a chiedersi se davvero fosse ancora vivo, o se quel gelo infinito che gli intorpidiva ogni sensazione fosse in realtà la morte stessa, giunta silenziosamente a prenderlo mentre guardava da un’altra parte. Il dolore che si procura attraverso la droga non è altro che un mezzo, l’unico che la sua mente malata riesce a concepire, per convincersi di essere ancora vivo, anche solo per un momento, prima di perdersi nuovamente nel nulla e dover ancora ricorrere a ciò che in realtà invece di farlo rivivere lo sta lentamente uccidendo.

Il videoclip di Pain

“Non è mai troppo tardi”

Arriva poi il momento della consapevolezza, quando Adam si accorge di aver colpevolmente lasciato campo libero al mostro che si è impossessato di lui e l’ha trasformato in quello che non è: un animale. Animal I Have Become è il grido di un uomo che si è reso conto di essere diventato una belva, e che chiede aiuto nella speranza di essere domato: «Fatemi a credere che questo non sono davvero io.» L’aiuto arriva e prende la forma di una canzone scritta a quattro mani con la moglie Naomi, che gli tende la mano attraverso la bellissima Never Too Late, non è mai troppo tardi: la storia di chi, colpito durissimo dalle proprie esperienze, ha perso la fiducia in un mondo che si è rivelato troppo diverso da come credeva che fosse, e che riceve finalmente ciò di cui ha bisogno, la comprensione e la promessa di non essere lasciato solo.

Il videoclip di Animal I Have Become
Il videoclip di Never Too Late

Adam Gontier e la corsa per la vita

Quando il processo di disintossicazione comincia, però, Adam diventa l’unico in grado di salvare se stesso. Si ritrova improvvisamente per conto proprio (la canzone è On My Own, per conto mio) e deve lasciarsi alle spalle il passato, vincere la battaglia per chi è a casa ad aspettarlo. Riesce allora a reagire, ed è un’esplosione di grinta che si traduce nell’energia dirompente di Riot, con la forza di chi è deciso a spaccare il mondo e ad andare in guerra al fianco di chi lotta contro gli stessi demoni. Deve correre però, non può fermarsi né guardare indietro: «Se vuoi uscirne vivo devi correre per la tua vita.» È il ritornello di Get Out Alive, cupa come la fatica tremenda da lui compiuta durante il suo percorso; una canzone che ha il sapore di una corsa in boschi ghiacciati, fuggendo da quel lupo che lo rincorre con gli occhi gialli iniettati di sangue, la bava alla bocca, pregustando un pasto sanguinolento.

La canzone Get Out Alive

Dopo l’addio ai Three Days Grace una nuova caduta

Corre Adam Gontier, e finalmente si lascia alle spalle la belva, pur attraversando una serie di ricadute: l’ultima canzone dell’album, One-X, è una celebrazione del percorso compiuto, l’inno di un uomo che si guarda indietro e si rende conto del pericolo corso e della grandezza dell’impresa portata a termine. Oggi Adam ha tuttavia lasciato i Three Days Grace e non è più nemmeno insieme a Naomi; purtroppo, a più di dieci anni di distanza l’uscita di One-X, i vecchi fantasmi sono tornati a tormentarlo, e per via di un ricovero in un reparto di emergenza di un centro di riabilitazione ha perso quello che per lui sarebbe dovuto essere il momento più bello della sua vita: la nascita di un figlio. Se c’è una cosa però che Adam non si stanca mai di dimostrare è che dalla sofferenza può nascere qualcosa di buono, e anche da questa nuova esperienza ai confini della morte ha saputo trarre nuova linfa: è nata così This August Day, scritta per la sua nuova band, Saint Asonia.

This August Day

Se non è forte chi cade ma chi cadendo si rialza, il cantante canadese ha di certo dimostrato più di una volta di avere grande carattere, riuscendo sempre a ricavare qualcosa di bello anche dai momenti più difficili; con la sua forza d’animo ha saputo lanciare un segnale di coraggio a coloro che soffrono, senza paura di esporsi né di raccontare le proprie fragilità, pur di convincere chi non ne può più che ancora non è giunto il momento di arrendersi. Adam Gontier, quando il dolore diventa ispirazione.

Washoe

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